Il «Giornalino di Little John Burrasca»
di Maria Serena Palieri
V
ogliamo chiamare il piccolo Georgie «Little John» o, al contrario,
chiamare Giannino «Giorgino»? Nel centenario del Giornalino di Gian
Burrasca, la storia che Luigi Bertelli, in arte Vamba, pubblicò a
puntate sul Giornalino della Domenica tra il 17 febbraio 1907 e il 17
maggio 1908, Cooper manda in libreria A Bad Boy's Diary ovvero il Diario
di un ragazzaccio, romanzo che ha per protagonista un piccolo
«Georgie», e pubblicato nel 1880 a New York, per i tipi della J.S.
Ogilvie & Co, da Metta Victoria Fuller Victor, una delle prime
professioniste americane della penna. Costretta, peraltro, dai tempi, a
prodursi sotto pseudonimo maschile, nei panni di Walter T. Gray. Ed ecco
che le schiere di lettori e lettrici italiani che, le avventure di
Giannino «Burrasca» Stoppani, le sanno a memoria e che ne hanno ricavato
anzi un mondo di riferimento, da cui trarre tipologie umane, episodi
esemplari, battute che sono diventate quasi proverbi, si accorgono -
sussultando - che quel mondo va retrodatato di vent'anni e spostato da
Firenze oltre Oceano. Perché Il giornalino di Gian Burrasca copia passo
passo il Bad Boy's Diary: sì, il capolavoro di Vamba è un plagio. Un
fratello minore che è una peste, tre sorelle maggiori in cerca di
marito, una festa dove nessuno spasimante arriva perché il fratellino ha
distribuito prima agli stessi le loro foto coi maligni commenti a pugno
delle ragazze, una fuga in treno, una zia campagnola che si chiama
Betsy... C'è tutto. Con qualche variante, perché naturalmente Georgie
non viene mandato a recuperare un po' di senno passeggiando per Roma e
sbadigliando di fronte alle rovine di «Ponte Mollo», né organizza in
collegio cospirazioni alla Ciro Menotti. E allora, cosa dedurne? Primo,
leggendo l'accurata prefazione di Salvatore Proietti al testo edito da
Cooper, che il Gian Burrasca di Vamba non è un plagio secco e a se
stante, ma si colloca al centro di una vicenda che appartiene a epoche
in cui, palesemente, la nozione di diritto d'autore (specie se in ballo
c'erano le due sponde dell'Atlantico), era assai più elastica della
nostra. Metta Victoria Fuller Victor ha un epigono già in patria, George
Wilbur Peck che, dal 1882, s'inventa sulla falsariga di «Georgie» il
discolo Hennery. Ma poi la stessa Fuller Victor «si annette» le
avventure di Hennery, attribuendole al suo Georgie nell'edizione inglese
del Bad Boy's Diary. Insomma, il discolo Georgie-Hennery-Giannino
sembra una specie di maschera da commedia dell'Arte, sul cui canovaccio
ciascuno riscrive il proprio testo. Quanto a Vamba, a suo onore c'è da
aggiungere che - scrupolo di coscienza? - ha sempre sostenuto di aver
ricevuto il Giornalino da altre mani. Tant'è che a tutt'oggi i ragazzini
che lo leggono, grazie al messaggio da lui apposto in copertina, si
convincono che l'autore sia stato un vero Giannino Stoppani. Di più:
Vamba sosteneva all'epoca di averlo ricevuto, questo diario «vero», da
Ester Modigliani. Ovvero dalla scrittrice che, nel 1911, traduceva per
Bemporad il Bad Boy americano. Insomma, gli indizi per ricostruire la
vicenda vera non mancavano. E ancora: originali del Giornalino sono
scene - meravigliose - come quella del tavolino a tre gambe intorno al
quale, in collegio, il signor Stanislao, la signora Gertrude e il cuoco
evocano l'anima del professor Pierpaoli. E originali sono i disegni -
l'allampanata zia Bettina, l'impettito dottor Collalto, il funereo
domestico Pietro della signora Matilde - coi quali, dall'infanzia, il
Giornalino si è impresso nella memoria di noi lettori. E la lingua: quel
toscano discolo ma puro, nel quale scrive Giannino, è di Vamba doc.
14 gennaio 2008
pubblicato nell'edizione Nazionale
(pagina 21)
nella sezione "Cultura"
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Since 1977
Since 1977, I have written more than 300 000 kilometers of words, that is to say put end to end, one way trip from Earth to the Moon. Or a second to light for this trip. A second light words in 30 years, some 3 billion signs.
Wednesday, May 30, 2012
IL GIORNALINO DI GIAN BURRASCA
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